martedì 25 novembre 2014




Si trova allo Spallanzani di Roma, il medico siciliano di Emergency conteggiato in Sierra Leone dove si trovava proprio per fronteggiare l'emergenza ebola. Ha iniziato un trattamento sperimentale con un farmaco autorizzato dal ministero della salute, ma il cui nome non verrà reso noto fino a quando non si conosceranno gli esiti terapeutici. Il paziente ha febbre a 39 ma sembra stabile, non si sono registrati peggioramenti, potrà comunicare con i suoi familiare solo telefonicamente. Quello che proprio non riusciamo a capire è l'esigenza di trasferire queste persone, malate di un virus che non si conosce bene, trasportandolii in strutture non attrezzate e non idonee a questo tipo di emergenze. Se lo stesso medico si trovava in Sierra Leone per curare dei malati ci sorge spontaneo pensare che ci fossero attrezzature e luoghi idonei per poterlo fare, perchè al contagio del medico si è ritenuto necessario il trasporto in altro luogo con il rischio di diffondere il virus ? Dovrebbero essere trasferiti tutti malati secondo questo principio? Non sarebbe forse meglio isolare il problema alle sole zone dove si sono verificati i primi casi senza incorrere nel rischio di diffondere il virus in tutto il mondo ? Ammetto che in questo momento l'Adam Kadmon che è in me sta gridando al complotto !

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